La parola “finestra” nella nostra cultura e nelle nostre abitudini abitative fa venire immediatamente in mente molte immagini: quelle della nostra casa, del nostro ufficio, le vetrate di un antico palazzo rinascimentale o quelle policrome di una chiesa gotica.
Nel corso dei secoli la finestra ha cambiato aspetto moltissime volte, raccontando con i loro stili epoche diverse.
Dal rifugio alla casa.
Le prime “finestre” in età preistorica non erano chiudibili, a partire dal 2000 a.C. nacquero le prime chiusure cieche in legno, pietra e metallo arricchite di trasparenza naturali. Solo con lo sviluppo del vetro, nell’Impero Romano, iniziarono a diffondersi chiusure vetrate di piccole dimensioni, e nel Medioevo, con la tecnica della legatura a piombo, si arrivò a realizzare le famose vetrate colorate di chiese e castelli. Fino al 1600-1700 le finestre rimasero appannaggio dei più ricchi e non ebbero alcun progresso tecnico. La svolta arrivò nel 1700-1800 con l’invenzione inglese del vetro stirato che portò alla realizzazione di grandi vetrate e finestre anche per il ceto medio-basso. Da qui assisteremo al susseguirsi di miglioramenti tecnici, estetici e prestazionali, fino ad arrivare ai serramenti di oggi che spesso diventano veri e propri elementi tecnologici e di design.
La finestra nella preistoria.
La finestra fa la sua comparsa nella storia in tempi molto più recenti rispetto alle prime abitazioni dell’uomo. Basti pensare che ai rifugi preistorici, le grotte, si accedeva infatti attraverso una sola apertura, che costituiva anche l’unico “filtro” tra interno ed esterno, soprattutto per ragioni di sicurezza. Nel neolitico le tende delle popolazioni nomadi fatte di rami e pelli di animali, presentavano una fenditura nelle pelli e un’apertura sulla sommità che garantiva l’ingresso della luce e un minimo di ventilazione. Allo stesso modo, le capanne delle prime popolazioni di uomini sedentari erano provviste di una sola apertura con funzioni di accesso, ventilazione e illuminazione. Le prime “forme di finestre” nascono per esigenze climatiche, per realizzare aperture schermabili o comunque più adeguate al controllo della ventilazione. I primi varchi nella muratura sono stati realizzati dalla civiltà mesopotamiche e da quella egiziana per favorire il ricambio d’aria e illuminare l’interno degli edifici pubblici e di culto. Sebbene gli antichi Egizi conoscessero le tecniche di fusione del vetro, esso non fu mai usato per schermare le aperture, poiché il loro principale obiettivo era ventilare gli ambienti. Essendo sprovvisti di di vetro, nella stagione invernale i varchi venivano chiusi con teli sottili e trasparenti ricavati da elementi naturali. Aperture nella muratura esterna sono state riscontrate anche nella civiltà minoica e micenea, e in quella nuragica in Sardegna.
L’avvento del vetro in età romana.
La scelta di utilizzare il vetro come copertura per le finestre di edifici sia pubblici che privati risale all’età romana (I secolo d.C.), in concomitanza alla messa a punto della tecnica della soffiatura del vetro in medio oriente. Mentre le prime le lastre di vetro erano molto spesse poiché venivano realizzate con la tecnica della colatura del vetro fuso in stampi, la soffiatura, consistente nel soffiare una certa quantità di vetro nel telaio tramite una canna di metallo forata, permise di realizzare un vetro più sottile. A Roma l’uso del vetro si diffuse sempre di più, tanto che lo stesso Cicerone scriveva: “Ben povero si deve considerare chi non possiede una casa tappezzata con placche di vetro”.
La finestra nel Medioevo e nel periodo Gotico.
Fino al XIX secolo la maggior parte del vetro piano fu realizzato per soffiaggio di una sfera e suo successivo allargamento per rotazione in forno. Dopo il crollo dell’impero romano infatti, con gli sconvolgimenti e le guerre del periodo medievale Medioevo che seguirono, questa tecnologia venne persa per scarsità di materiali e gli edifici iniziarono ad essere costruiti con scopi esclusivamente difensivi. Nell’edilizia fortificata la finestra medievale non rappresentava un elemento essenziale della facciata: si realizzavano piccole fessure strette e lunghe con scarse decorazioni, il cui principale scopo era infatti la vista e il controllo sull’esterno in caso di attacchi nemici. Nel periodo gotico assistiamo ad un significativo progresso tecnologico nella progettazione della finestra: i carichi degli edifici vengono distribuiti in elementi più snelli come l’arco a sesto acuto, che consentiva una spiccata verticalità, le pareti e le facciate vengono abbellite con rosoni ed altissimi vani finestrati decorati con fregi e cornici elaborate, grazie anche all’evoluzione della tecnica di taglio della pietra. La finestra si fa più leggera, nelle forme a bifora o a trifora, ossia divisa da esili colonnine e circondata da decorazioni in laterizio, la luce divenne finalmente protagonista, tutto ciò grazie proprio allo sviluppo della tecnologia del vetro. Ovviamente, tali innovazioni erano riservata alle abitazioni della classe ricca, in quanto indicazione di status, e impiegate negli edifici religiosi, dove la luce proveniente dall’alto assunse il significato simbolico di elevazione spirituale. Altra grande innovazione dell’epoca nell’edilizia religiosa sono le grandi vetrate policrome che risaltano in contrasto con la penombra dell’ambiente interno, trasformando le chiese in suggestivi scrigni di luce. Tuttavia, tali progressi non riguardarono gli edifici civili, dove i vetri erano contenuti in profilati di ferro e la finestra era inserita in una struttura ricavata nella muratura, e provvista di oscuranti in legno.
La finestra nel Rinascimento e nel Barocco.
Nel Rinascimento la finestra diventa un importante elemento di riflessione da parte degli architetti, come testimoniato da Giorgio Vasari che nelle Vite descrive le finestre come elementi architettonici simbolo di prestigio. In quest’epoca nei palazzi nobiliari fiorentini e romani vennero realizzate finestre architraviate combinate con fregi di stile classico. In quest’epoca infatti, viene inserita una tassa sulle finestre, considerate un segno di inequivocabile ricchezza. Solo i palazzi dei nobili possedevano ampie finestre vetrate ad architrave, mentre il popolo non potendosi permettere il vetro, chiudeva ancora le finestre con le ante di legno. Durante l’età barocca, abbandonati i canoni classici del Rinascimento, la finestra diviene l’elemento più importante della facciata dell’edificio e assume le forme più diverse (quadrate, circolari, ad arco a tutto sesto, a timpano…). Si compiono progressi nella tecnologia del serramento in legno nata nel Rinascimento, dall’anta singola si passa a quella doppia e alle due ante piegate nel mezzo, e si evolve anche la tecnologia del vetro.
La finestra in età moderna.
Nell’Ottocento, attraversato dalle due rivoluzioni industriali, assistiamo ad una grande produzione di edifici in ferro e vetro, che diventa sempre più sottile. Per quanto riguarda le abitazioni però il legno rimane ancora il materiale più utilizzato. Inoltre, grazie alla leggerezza delle strutture portanti e ai progressi della tecnologia, le finestre si ingrandiscono e di conseguenza le vetrate diventano di dimensioni sempre maggiori. All’inizio del Novecento, l’architetto le Corbusier introduce il modello fenêtre en longeur, la finestra a nastro con vetrata fissa che percorre l’intera facciata di un edificio e ha la funzione di illuminare maggiormente ambienti. Solo nella seconda metà degli anni ’50 l’alluminio fa il suo ingresso nella scena mondiale, e diventa il materiale più affidabile e resistente in assoluto per la costruzione di edifici sia abitativi sia storici.
Conclusioni.
In relazione alle condizioni climatiche, la finestra e i vetri hanno assunto nei secoli le fogge più diverse per rispondere a diverse esigenze prestazionali. A partire da esigenze funzionali primordiali, quali accedere e proteggere dalle intrusioni, le aperture nelle pareti hanno visto una forte evoluzione, con funzioni e caratteristiche sempre più complesse. Rispondere a sempre maggiori esigenze prestazionali ha portato nei secoli alla creazione di un nuovo elemento edilizio, l’infisso, composto da serramenti (porte, finestre) e schermi, che ha finito poi per rivestire un’importanza strategica anche dal punto di vista architettonico e strategico.